Giuseppe Silvi
di Giuseppe Silvi
Maestro di difesa contro le arti oscure. Inizia ad udire in età prenatale. Ascolta dall'età di 27 anni ma punta con rispetto a sentire.

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Ricordo il convegno CRESCENDO! dell’aprile 2018 a Sassari. Io ero un giovane padawan ma ebbi, grazie all’invito di Michelangelo Lupone, l’opportunità di un mio primo confronto con alcuni docenti di musica elettronica d’Italia. Michelangelo era allora presidente del COME e mi chiese di presentare il percorso di ricerca della Scuola di Musica Elettronica di Roma al suo posto. Con noi Nicola Bernardini, anche lui docente a Roma, fece un lucido ed illuminante intervento su senso e significato delle parole rubate e consumate: Musica Elettronica.

Musica Elettronica oggi, a soli settant’anni dalla sua nascita, non significa più la stessa cosa. O forse non significa più niente. Nel momento in cui la quasi totalità della musica è elettronica, un nome così generico non contraddistingue più alcunché. Nicola fu molto bravo, con il suo acume e la sua geniale ironia, a presentare il problema senza alcuna banalità, senza alcuna leggerezza e io negli anni ho fatto tesoro di quel dono cercando didatticamente di argomentare, difendere e differenziare parole, sensi e significati.

La discografia, l’industrializzazione della musica come oggetto, ha comportato la perdita di significato dei termini (entrambi) in un processo lento, progressivo e inevitabile. Potrei azzardare l’idea che, in un processo industrializzato di stampo capitalistico fondato sul consumismo, la perdita di senso e significato di un paio di parole è parte naturale del percorso.

E oggi, lungo questa bizzarra linea temporale, osserviamo un nuovo fenomeno: per vendicarci del furto delle parole rubate utilizziamo, con meno capacità artistica, imprenditoriale e senza una struttura linguistica di massa, la stessa tecnica rubando parole dalla cultura popolare e discografica per mutuarla a forma musicale concertistica classica.

Accade che la Fondazione Prometeo, una delle più importanti istituzioni musicali che si occupano di musica contemporanea in questo bislacco paese, con una storia più che trentennale, mamma del festival Traiettorie, in questa XXXII edizione ospita diversi titoli in programma tra cui: Scodanibbio RMX.

Daniele Roccato, interprete raffinato e funambolico al contrabbasso, spiega:

Ho sempre percepito in molti lavori di Scodanibbio come una sorta di polifonia differita, nella quale a essere sovrapposti non sono i singoli soggetti ma le impronte che questi lasciano dopo il loro scomparire

Bene. Qualche barbabianca potrebbe sogghignare come gran parte di tutta la bella musica. Ma ho tagliato la barba ieri.

Si legge sul comunicato stampa:

Il lavoro si basa sulla riemersione della permanenza, […] Così destrutturata e riassemblata con l’ausilio del live electronics, la musica di Scodanibbio viene indagata nella sua struttura intima ed esaltata portando alla luce gli elementi nascosti che all’ascolto acustico sembrano scomparire eppure lasciano tracce, così come in Scodanibbio restava sempre traccia di ogni esperienza, di ogni viaggio, di ogni avventura.

Bene. Qualche barbabianca potrebbe sogghignare come gran parte di tutta la bella gente. Ma ho tagliato la barba ieri.

Dal basso. Dato che Scodanibbio era un nostalgico incapace di cedere ricordi al tempo, che continuamente faceva emergere dal suo DNA esperienze in racconti, aneddoti, storielle, ne facciamo una forma musicale. Non è la musica stessa, di ogni musicista, la sintesi estrema, il canto del DNA, intimo e unico. No. La musica è un corpo sul quale scagliamo le nostre incapacità culturali perché senza peccato.

Salendo. La riemersione della permanenza. Bellissimo. Un pensiero permanente che riemerge. Inception. Il live electronics in grado di far riemergere un pensiero-che-va-in-musica-che-va-in-vibrazione a colpi di destrutturazione: il plot del prossimo film di Nolan ambientato nella Colonia del 2054. Perché, ad oggi, non esiste una pratica electronics, soprattutto live, in grado di destrutturare una forma e riassembrarla per far emergere un intimo pre-esistente portando alla luce… niente. Taglia e cuci = nuova forma. Processing = coprire, come la marmellata sul pane, che era già pane, ricco di trame e relazioni, coperte. Filtrare = togliere o sottolineare. Non vado oltre, visto che non ci sarà un maestro delle reti neurali al computer, qualsiasi altra idea sarebbe una semplice commutazione delle precedenti.

E quindi siamo di nuovo davanti all’inganno. Il male supremo dell’uomo. L’inganno. la mistificazione. Non esiste male peggiore. Anche il diavolo, se vuole essere più cattivo e diabolico, è ingannatore.

Traiettorie che ci portano a Prometeo, figlio di Nono.

Perché quando il figlio invece di far suonare il proprio DNA per cantare il padre lo remixa il risultato non può che essere un abominio da laboratorio. Perché quando ci si dimentica che i morti non esistono se non nelle azioni dei vivi che li tengono in vita, ci si dimentica anche che la dignità non muore, perdura, la si può calpestare e maltrattare anche a secoli di distanza.

Un giorno troveremo in cartellone IX RMX e non ci sarà più una tragedia dell’ascolto in cui crescere ascoltando. Quel giorno saremo già stati tragedia.

Ciao Stefano!